Non importa se siete appassionati di trekking, fotografia o semplicemente curiosi: le Highlands hanno qualcosa da offrire a tutti. E chissà, magari anche voi vi ritroverete a scrutare le acque del Loch Ness...
Le montagne scozzesi
Certe storie iniziano in modo inaspettato, come una scintilla che accende la curiosità. Per me, tutto è nato sfogliando una rivista in un bar di periferia. Tra le pagine ingiallite, una foto del Viadotto di Glenfinnan catturò la mia attenzione: un treno antico che attraversava un ponte sospeso tra le nebbie scozzesi. In quel momento, decisi che dovevo vedere quei luoghi con i miei occhi. Così è iniziato il mio viaggio nel cuore delle Highlands, una terra di leggende e paesaggi che sembrano appartenere a un’altra epoca.
L’immagine del viadotto mi ha fatto immaginare un intero viaggio: prati infiniti, montagne avvolte dalla nebbia, laghi scuri e profondi come il Loch Ness. Ho passato giorni a pianificare il mio itinerario, segnando tappe come Inverness, Glen Coe e Ben Nevis. Il mio zaino era essenziale ma ben equipaggiato: macchina fotografica con obiettivo grandangolare, treppiede, scarponi da trekking e una giacca impermeabile. Avevo anche una piccola guida delle Highlands, piena di mappe e curiosità. Non volevo solo visitare quei luoghi, volevo immergermi nelle loro storie e leggende.
Il mio punto di partenza è stato Inverness, una cittadina accogliente che funge da porta d’accesso alle Highlands. Le strade acciottolate, il Castello di Inverness che domina il fiume Ness, e l’atmosfera tranquilla mi hanno fatto sentire subito a mio agio. Dopo una rapida visita al centro storico, ho noleggiato un’auto e mi sono diretto verso Glen Coe. La strada era un continuo alternarsi di sorprese: colline verdi e dorate, piccoli villaggi con case in pietra, e quel cielo mutevole che caratterizza la Scozia. Ogni curva rivelava un nuovo scorcio da fotografare, ma la vera magia è arrivata quando ho iniziato l’escursione verso la Cascata di Steall.
Il sentiero attraversava una valle stretta, con pareti rocciose che si innalzavano ai lati come giganti silenziosi. Il rumore dell’acqua che scorreva e il profumo di muschio umido rendevano tutto incredibilmente suggestivo. Quando finalmente ho raggiunto la cascata, mi sono fermato per ammirarla. L’acqua scendeva impetuosa, creando una nebbia fine che danzava nell’aria. Era come trovarsi in un luogo incantato.
Il leggendario lago di Loch Ness
Il giorno seguente, la mia destinazione era il leggendario Loch Ness. Guidando lungo le rive di quel lago così famoso, era impossibile non sentirsi immersi nel fascino delle sue storie. L’acqua scura sembrava custodire segreti millenari, riflettendo le colline circostanti in un silenzio quasi irreale. Ho deciso di fermarmi nei pressi del castello di Urquhart, un’antica fortezza in rovina che si affaccia direttamente sul lago. Salendo sulla torre, la vista era spettacolare: il Loch Ness si estendeva a perdita d’occhio, avvolto da un’aura di mistero. Seduto lì, con la mia macchina fotografica pronta, ho provato a immaginare quante persone, nel corso dei secoli, abbiano scrutato quelle acque sperando di intravedere il leggendario Nessie.
Poco dopo, ho incontrato un anziano del luogo che vendeva piccoli souvenir scolpiti a mano. Si chiamava Angus, e sembrava avere tutto il tempo del mondo per raccontare storie. "Sai," mi disse con un sorriso, "una volta, durante una notte di tempesta, giurai di aver visto qualcosa muoversi nel lago. Non so se fosse Nessie, ma ancora oggi non ho una spiegazione." Dopo la nostra conversazione, mentre passeggiavo lungo le rive, ho sentito un suono provenire dall’acqua. Era un rumore profondo, quasi un gorgoglio, e per un attimo il cuore mi è balzato in gola. Non ho visto nulla, ma quel momento ha aggiunto un tocco di magia al mio soggiorno.
Il Ben Nevis immerso nella nebbia
Il giorno seguente, ho puntato verso il Ben Nevis, la montagna più alta del Regno Unito. Avevo in mente di affrontare un’escursione solitaria, ma poco dopo aver iniziato il percorso, ho notato un gruppo di tre escursionisti che camminavano a poca distanza da me. Alla fine, ci siamo fermati quasi contemporaneamente per una breve pausa, e abbiamo cominciato a parlare.
Erano locali, appassionati di montagna, e si chiamavano Jamie, Fiona e Callum. Avevano un entusiasmo contagioso e una conoscenza incredibile del territorio. Quando hanno saputo che stavo viaggiando da solo, mi hanno invitato a unirsi a loro. "Meglio affrontare il Ben Nevis in compagnia," ha detto Jamie, "la montagna è bella, ma può essere spietata." Con il loro aiuto, il percorso è diventato più piacevole. Mi hanno raccontato aneddoti sulle Highlands, dalla storia delle battaglie del passato alle credenze popolari sui fairies, le misteriose creature delle leggende scozzesi. Fiona, con una risata, mi ha detto: "Se vedi un cerchio di funghi nel bosco, non entrare! Potresti finire nel mondo delle fate."
Vista dall'alto sulla nebbia fitta
A metà giornata, il tempo ha cominciato a cambiare rapidamente. Il sole si è nascosto dietro le nuvole, e in poco tempo siamo stati avvolti da una nebbia fitta. Poi è arrivata la pioggia, sottile ma insistente, e il vento ha iniziato a farsi sentire. Era evidente che stavamo entrando in una tempesta. Il sentiero è diventato scivoloso, e le rocce bagnate rendevano ogni passo più incerto. Jamie, che sembrava il più esperto del gruppo, ha preso il comando, guidandoci verso una piccola sporgenza rocciosa che offriva un minimo di riparo. Lì, stretti l’uno accanto all’altro, abbiamo aspettato che la pioggia diminuisse.
"È in momenti come questi che la montagna ti ricorda chi comanda," ha detto Callum, asciugandosi il viso. "Ma basta non perdere la calma, e tutto andrà bene." Quelle parole, così semplici, mi hanno dato conforto. Quando la tempesta ha iniziato a placarsi, il cielo si è aperto lentamente, rivelando un orizzonte di colori incredibili. Era come se la natura volesse ricompensarci per la difficoltà appena superata.
Dopo la tempesta, il percorso verso la vetta del Ben Nevis è stato illuminato da una luce straordinaria. Il sole stava calando, e il cielo era un’esplosione di colori: arancione intenso, rosa delicato e striature dorate che sembravano accarezzare le cime delle montagne. La natura, dopo averci messo alla prova, ci stava regalando uno spettacolo che nessuno di noi avrebbe mai dimenticato. Quando finalmente abbiamo raggiunto la vetta, il vento freddo ci ha accolti come a ricordarci quanto fosse raro e prezioso quel momento. Il panorama era mozzafiato: le Highlands si estendevano a perdita d’occhio, un intreccio di montagne, valli e laghi che sembravano scintillare sotto gli ultimi raggi di sole.
Ci siamo seduti in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Per me, era un momento di pura gratitudine. La fatica, la paura della tempesta, e ogni passo lungo il sentiero mi avevano portato lì, a sentirmi parte di qualcosa di più grande. Fiona ha rotto il silenzio con una semplice frase: "È incredibile, vero? È come se la montagna volesse ricordarci quanto siamo piccoli." Ho annuito, incapace di aggiungere altro.
Le Highlands scozzesi
Il giorno seguente, mentre mi dirigevo verso Inverness per concludere il mio viaggio, ripensavo a tutto ciò che avevo vissuto. Le Highlands non erano solo paesaggi spettacolari: erano una lezione di resilienza, meraviglia e connessione. Avevo imparato che la montagna può essere tanto dura quanto generosa, e che le esperienze condivise, anche con sconosciuti, possono creare legami profondi.
Fotografare quei luoghi non era stato solo un modo per conservare i ricordi, ma una maniera per catturare un pezzo della loro anima. Ogni immagine raccontava una storia: la cascata di Steall, il misterioso Loch Ness, la tempesta sul Ben Nevis e, infine, il tramonto dalla vetta. Tornato a casa, ho stampato alcune delle foto e le ho appese nel mio studio. Ogni volta che le guardo, sento riaffiorare le emozioni di quel viaggio. E, anche se il viaggio era finito, sapevo che una parte di me sarebbe rimasta per sempre nelle Highlands.
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