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L'Isola di Ghiaccio e Fuoco

L’Islanda non è solo un luogo che visiti: è un luogo che ti cambia, che ti insegna a guardare il mondo con occhi diversi.

Roccia di basalto nel mare di Islanda

Roccia di basalto nel mare di Islanda

Ci sono luoghi che visiti una volta nella vita e altri che ti restano dentro per sempre. Per me, quell’amore eterno si chiama Islanda. Mi chiamo Giovanni, ho 72 anni, e negli ultimi cinquant’anni ho avuto la fortuna di esplorare questa terra in tutte le sue stagioni, in ogni suo angolo. L’Islanda non è solo un luogo: è un’anima che respira attraverso i suoi paesaggi, i suoi fenomeni naturali e la sua gente. La prima volta che ci sono stato avevo poco più di vent’anni, e mi è bastato un solo viaggio per innamorarmene. Da allora, ogni ritorno è stato una nuova scoperta, una nuova emozione.

Aurora boreale nel cielo islandese

Aurora boreale nel cielo islandese

Di tutte le meraviglie che l’Islanda ha da offrire, le aurore boreali sono forse quelle che più mi hanno lasciato senza fiato. Ricordo la prima che vidi, in una notte gelida di febbraio. Ero su una collina vicino a Reykjavík, avvolto in una giacca troppo sottile per il freddo, ma l’emozione del momento mi fece dimenticare tutto. Il cielo, inizialmente nero e punteggiato di stelle, si riempì improvvisamente di luci verdi e viola che danzavano lentamente.

Era come se il vento le guidasse, creando disegni impossibili da catturare con le parole. Non era solo bellezza: era qualcosa di più, un momento che sembrava appartenere a un’altra dimensione. Negli anni, ho visto le aurore boreali decine di volte, in luoghi diversi: dai fiordi occidentali alle pianure innevate del sud. Ogni volta è unica, eppure ogni volta ritrovo la stessa emozione. Non importa quanto ti prepari, quanto le aspetti: quando appaiono, ti lasciano sempre a bocca aperta.

Aurora boreale nel cielo islandese
Aurora boreale nel cielo islandese

Se c’è una forza che definisce l’Islanda, è quella dei suoi vulcani. La terra qui non è mai ferma: pulsa, si muove, si trasforma. La prima volta che mi trovai davanti a un vulcano attivo ero un giovane viaggiatore curioso, e la sensazione fu quasi surreale. Stavo osservando un fenomeno che aveva modellato interi continenti, un’espressione diretta della forza primordiale del pianeta.

Ricordo ancora il rumore sordo e profondo del magma che si muoveva sotto i miei piedi. Ero vicino al cratere del Krafla, nel nord dell’isola, durante un periodo di attività. Non c’era pericolo immediato, ma la sensazione di essere così vicino a qualcosa di così potente era inebriante. Guardavo i gas che uscivano dal terreno, l’odore di zolfo che riempiva l’aria, e mi sentivo piccolo, parte di un mondo infinitamente più grande di me. Negli anni, ho visitato tanti altri vulcani: Hekla, Snæfellsjökull, Eyjafjallajökull. Ognuno ha una personalità propria. Alcuni sono imponenti e silenziosi, ricoperti di neve per gran parte dell’anno; altri sembrano sempre pronti a risvegliarsi, ricordando a tutti che l’Islanda è una terra viva.

Uno degli aspetti più affascinanti dei vulcani islandesi è il modo in cui plasmano il paesaggio. Ho camminato su distese di lava solidificata che sembrano venire da un altro pianeta, con formazioni rocciose dai contorni bizzarri e muschio verde che cresce tenace sopra la pietra nera. Mi è capitato di visitare un campo di lava poco dopo un’eruzione. Il terreno era ancora caldo sotto i miei piedi, e il fumo si alzava in piccoli sbuffi da crepe appena formate. Era come assistere alla nascita di un nuovo pezzo di mondo, un’esperienza che ti ricorda quanto la terra sia un’entità in continua evoluzione. Ogni vulcano, ogni eruzione racconta una storia di distruzione e rinascita. Ed è forse questa dualità che mi affascina tanto: in Islanda, la forza della natura non è solo qualcosa da ammirare, ma anche da rispettare.

Vulcani in Islanda

Vulcani in Islanda

Se i vulcani raccontano la potenza della terra, il mare parla di infinitezza. In Islanda, il rapporto tra terra e acqua è un dialogo continuo, fatto di onde che si infrangono su scogliere nere e di venti che portano l’odore salmastro fino all’entroterra. Ogni volta che mi sono avvicinato alle coste islandesi, ho percepito qualcosa di primordiale, un’energia che sembra provenire direttamente dal cuore del pianeta.

Una delle prime esperienze che ricordo è stata a Reynisfjara, la famosa spiaggia di sabbia nera. Il contrasto tra il colore scuro della sabbia e il bianco delle onde che si infrangevano con forza era quasi ipnotico. I faraglioni di basalto che si ergono dal mare sembravano figure mitiche, silenziose e imponenti. Non ero il solo a essere affascinato: i gabbiani e le pulcinelle di mare volavano in cerchio sopra di noi, aggiungendo movimento a quel paesaggio già vivo.

Le coste islandesi

Le coste islandesi

Il mare islandese non è solo forza, ma anche calma. Ricordo una mattina d’estate trascorsa nei fiordi occidentali. L’acqua era piatta come uno specchio, riflettendo le montagne circostanti in modo così perfetto da sembrare irreale. Mi sedetti su una roccia vicino alla riva, osservando le foche che spuntavano dall’acqua con movimenti lenti e curiosi.

In altre occasioni, il mare si è mostrato meno gentile. Ho visto tempeste che si avvicinavano rapidamente, il cielo che si chiudeva sopra di me e il vento che soffiava con una potenza tale da sembrare invincibile. Ma anche in quei momenti, c’era una bellezza difficile da descrivere, un promemoria che la natura non è lì per compiacerti, ma per essere rispettata. Lungo le coste, ho visitato villaggi di pescatori dove il mare non è solo paesaggio, ma vita. Ogni casa, ogni barca racconta una storia di sopravvivenza, di sfida contro un oceano che dà e toglie senza preavviso. È questa relazione, fatta di rispetto e dipendenza, che rende il mare islandese così speciale.

Piccola chiesa nelle terre islandesi
Piccola chiesa nelle terre islandesi

Se le coste e i vulcani mostrano il lato estremo dell’Islanda, l’entroterra rivela una bellezza più tranquilla, ma altrettanto straordinaria. È un luogo dove la natura si esprime in mille forme, ciascuna unica e sorprendente. Uno dei miei primi ricordi è legato alle cascate. Skógafoss, con il suo salto d’acqua potente, mi impressionò per la sua forza primordiale. Mi avvicinai il più possibile, fino a sentire le gocce d’acqua che mi bagnavano il viso, e capii perché gli islandesi vedono le cascate come luoghi quasi sacri. Negli anni, ne ho visitate molte altre: Gullfoss, che sembra un’immensa scala d’acqua dorata, e Seljalandsfoss, dietro la quale puoi camminare, avvolto dal fragore e dalla freschezza dell’acqua. Ogni cascata ha un carattere diverso, ma tutte raccontano la stessa storia di una natura in costante movimento.

L’entroterra è anche il regno dei geyser, un fenomeno che non smette mai di meravigliarmi. La prima volta che vidi Strokkur eruttare, rimasi incantato dalla precisione con cui l’acqua calda esplodeva verso il cielo. È come un respiro della terra, un ricordo di quanto sia viva sotto la superficie. Questi luoghi, con le loro pozze di acqua bollente e i vapori che si alzano senza sosta, sembrano appartenere a un altro pianeta. Ogni volta che visito un’area geotermica, mi sento come un esploratore alla scoperta di un mondo alieno. L’odore dello zolfo, il calore che esce dal terreno e i colori vibranti delle formazioni minerali sono un’esperienza sensoriale che lascia un’impressione duratura.

Valle di lava solidificata

Valle di lava solidificata

Ci sono luoghi nell’entroterra dove il silenzio regna sovrano. Uno di questi è Eldhraun, il più grande campo di lava ricoperto di muschio al mondo. Camminare lì è come entrare in un dipinto: il verde brillante del muschio copre le rocce vulcaniche come un tappeto morbido, creando un paesaggio surreale. Il silenzio è assoluto, interrotto solo dal fruscio del vento.

Ogni volta che mi trovo in queste distese, mi sorprendo a riflettere sulla resilienza della natura. Questo muschio, così delicato, riesce a sopravvivere e a prosperare in uno dei terreni più ostili del pianeta. È una lezione silenziosa, ma potente, su come la vita trovi sempre un modo.

Uno dei tanti piccoli porti islandesi

Uno dei tanti piccoli porti islandesi

L’Islanda non è solo natura selvaggia. Negli anni, ho imparato ad amare anche la vita nei suoi centri abitati, così diversi eppure profondamente legati al paesaggio circostante. Reykjavík, la capitale, è una città che racchiude l’essenza di questo equilibrio. Camminando tra le sue strade ordinate, con le case dai tetti colorati e il mare sempre presente all’orizzonte, si percepisce una serenità unica. È un luogo dove la modernità convive con la tradizione, dove puoi trovare una galleria d’arte accanto a un antico porto di pescatori.

Ma è nei piccoli villaggi che l’anima islandese si rivela appieno. In luoghi come Ísafjörður o Seyðisfjörður, ho trovato una comunità che vive ancora in sintonia con il ritmo delle stagioni. La pesca non è solo un mestiere, ma una cultura, un legame con l’oceano che si tramanda da generazioni. Gli abitanti accolgono i viaggiatori con calore, raccontando storie che sembrano uscite da un tempo lontano. Nei mercati e nelle taverne locali, ho assaggiato piatti semplici ma autentici: il pesce fresco, l’agnello affumicato, il pane cotto grazie al calore geotermico. Ogni esperienza, ogni incontro, mi ha ricordato che l’Islanda non è solo paesaggio: è anche il suo popolo, che ha saputo adattarsi a una terra tanto bella quanto difficile.

L’Islanda è cambiata negli anni. I turisti sono aumentati, le città si sono modernizzate, e alcuni luoghi selvaggi sono diventati più accessibili. Ma la sua essenza è rimasta intatta: una terra di contrasti, dove il fuoco incontra il ghiaccio, dove il silenzio è spezzato solo dal suono della natura. A chi non ci è mai stato, consiglio di andarci senza fretta, con il cuore aperto e la volontà di lasciarsi sorprendere. L’Islanda è una maestra silenziosa, e se le permetti di parlare, ti mostrerà che il mondo è molto più grande e più bello di quanto immaginavi.

Giovanni Alberti

Giovanni Alberti

Se c’è una lezione che ho imparato in tutti questi anni, è che la bellezza più autentica non si trova solo nei grandi eventi o nei luoghi famosi. Si trova nei dettagli: nel suono di una cascata, nella luce che illumina una scogliera, o in una conversazione con un pescatore che racconta il mare.

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