Il rafting è molto più di un’attività sportiva: è un viaggio fisico, mentale ed emotivo. Quel giorno sul Chattooga River, ho imparato lezioni che vanno ben oltre la semplice tecnica.
L'inizio dell'escursione di Giuliano e il suo gruppo
Mi chiamo Giuliano, e amo sentire il richiamo dell’acqua in movimento. Non c’è nulla che mi faccia sentire più vivo di un gommone che scivola tra rapide impetuose, con l’adrenalina che corre veloce quanto il fiume. Il rafting per me non è solo uno sport: è un modo per sfidare me stesso, per entrare in sintonia con la natura e per provare la gioia pura di vivere il momento.
Una delle esperienze che ricordo con più intensità è stata sul Chattooga River, nel cuore della Georgia. Quel giorno, le rapide erano promettenti: potenti, ma non impossibili. Eravamo un gruppo affiatato, guidati da una guida esperta, e tutti non vedevamo l’ora di affrontare le onde, le correnti e le sfide che il fiume ci avrebbe posto davanti.
Giuliano che trasporta il suo gommone
Prima di ogni avventura sul fiume, c’è una fase cruciale: la preparazione. Quel giorno non era diverso. La guida ci ha accolto con un sorriso e ci ha fatto un briefing dettagliato. Abbiamo imparato i comandi principali: “pagaia avanti”, “pagaia indietro”, “tutti dentro!”. Ogni comando poteva fare la differenza tra mantenere il controllo o essere sbalzati fuori dal gommone.
L’attrezzatura era impeccabile: caschi ben fissati, giubbotti salvagente regolati alla perfezione e mute in neoprene per proteggerci dal freddo dell’acqua di montagna. Prima di salire sul gommone, ci siamo esercitati a terra per sincronizzare i movimenti delle pagaie e familiarizzare con i comandi. Ogni membro del team aveva un ruolo, e tutti sapevamo che la chiave per affrontare il fiume era la coordinazione.
Quando ci siamo avvicinati al fiume, l’eccitazione era palpabile. L’acqua scorreva veloce, formando vortici e onde che riflettevano il sole. Ho sentito un misto di emozione e concentrazione: sapevo che le rapide avrebbero richiesto forza, tecnica e anche un pizzico di coraggio. Salendo sul gommone, ero pronto a tutto, consapevole che la sicurezza e il divertimento erano nelle nostre mani, letteralmente.
Il gommone di Giuliano nel Chattooga River
Non appena siamo saliti sul gommone, ci siamo resi conto di quanto fosse importante lavorare insieme. All’inizio, il fiume era calmo, dandoci il tempo di prendere confidenza con la pagaia e di sincronizzarci come squadra. La guida ci osservava attentamente, correggendo i movimenti e dando suggerimenti per migliorare il nostro ritmo.
“Pagaia avanti!” gridava, e tutti ci sforzavamo di muoverci in armonia. A volte le pagaie si incrociavano, producendo schizzi che facevano ridere l’intero gruppo. Una curva più stretta ci ha costretto a reagire velocemente: con un comando deciso, abbiamo cambiato direzione all’unisono, e il gommone ha seguito perfettamente il percorso. Era un piccolo successo, ma ci ha dato fiducia. A un certo punto, un compagno ha sbagliato un colpo di pagaia, mandando una doccia d’acqua fredda direttamente in faccia a uno di noi. La risata collettiva ha sciolto ogni tensione, trasformando il gruppo in una vera squadra pronta ad affrontare le rapide.
Scatto durante il rafting
Dopo pochi minuti di acque tranquille, il suono delle rapide ha iniziato a farsi sentire: un ruggito lontano che diventava sempre più forte. “Eccoci!” ha detto la guida con un sorriso. Ci siamo preparati, tenendo le pagaie ferme sull’acqua e aspettando il comando successivo. Le prime rapide erano moderate, ma abbastanza potenti da farci capire cosa significasse affrontare un fiume in piena. Il gommone sobbalzava e ondeggiava, e ogni colpo di pagaia era essenziale per mantenere la direzione. L’acqua ci spruzzava addosso, facendoci ridere e gridare di entusiasmo.
A un certo punto, un’onda più alta del previsto ha colpito il gommone di lato, facendoci inclinare pericolosamente. “Tutti dentro!” ha gridato la guida, e ci siamo aggrappati con forza ai bordi per evitare di cadere. Il momento è durato pochi secondi, ma il cuore batteva forte. Quando siamo tornati in equilibrio, un grido di vittoria ha riempito l’aria: avevamo superato la nostra prima vera sfida. Ogni spruzzo d’acqua, ogni curva del fiume ci rendeva più sicuri e più uniti. Sapevamo che le rapide più difficili erano ancora davanti a noi, ma eravamo pronti. L’adrenalina scorreva veloce quanto il fiume, e la sensazione di essere vivi, di far parte di qualcosa di selvaggio e meraviglioso, era impagabile.
Man mano che avanzavamo, il fiume diventava sempre più irrequieto. La guida ci ha avvertito che stavamo per affrontare uno dei tratti più difficili, una sequenza di rapide di classe III-IV. Le onde erano alte, la corrente impetuosa, e le rocce affioravano qua e là, richiedendo manovre precise e sincronizzate. “Pagaia avanti, tutti insieme!” ha urlato, e ci siamo lanciati verso il cuore delle rapide. L’acqua ci colpiva da ogni lato, il gommone saltava e ondeggiava come se avesse vita propria. Ogni colpo di pagaia era una lotta contro la corrente, e l’adrenalina scorreva a mille.
A metà della sequenza, un’onda più grande ha sollevato il gommone, e per un attimo ho pensato che ci saremmo ribaltati. Ero seduto davanti, e quando il gommone è ricaduto, l’impatto mi ha sbalzato in avanti. Ho perso l’appoggio e mi sono ritrovato a metà fuori dal bordo. Per un istante, tutto sembrava rallentare: vedevo l’acqua sotto di me e sentivo il cuore battere all’impazzata. Un compagno dietro di me ha agito in fretta, afferrandomi per la giacca e tirandomi indietro con forza. Sono tornato a bordo, ansimando, con un misto di paura e sollievo. “Tutto ok?” mi ha chiesto, e ho risposto con un sorriso nervoso. Quei pochi secondi mi sono sembrati un’eternità, ma sono stati anche una lezione importante: nel rafting, il lavoro di squadra è tutto.
Quando finalmente abbiamo superato il tratto, ci siamo fermati per un momento in una pozza più tranquilla. Il silenzio è stato rotto da una risata collettiva: eravamo esausti, bagnati fradici, ma euforici. Avevamo affrontato una delle sfide più impegnative del fiume e l’avevamo superata insieme.
Il gommone nel Chattooga River
Il rafting è molto più di un semplice sport: è un’esperienza che mette alla prova non solo il fisico, ma anche la mente e il cuore. In quelle rapide, ho imparato l’importanza della fiducia: fiducia nella guida, nei miei compagni di squadra e nelle mie capacità. Ogni comando della guida era come una nota in una sinfonia: dovevamo essere perfettamente sincronizzati, muovendoci come un unico organismo per affrontare le onde e mantenere il controllo del gommone. Quando ci riuscivamo, c’era una sensazione di armonia e forza che non avevo mai provato prima.
Ma il rafting non è solo fatica e concentrazione. È anche bellezza. Durante i momenti più tranquilli, potevo osservare il paesaggio intorno a me: le pareti del canyon che si ergevano alte sopra il fiume, la vegetazione lussureggiante che scendeva fino all’acqua, e il sole che brillava sulla superficie increspata. Era come essere immerso in un mondo primordiale, lontano da tutto ciò che è artificiale. Questa connessione con la natura, unita alla sfida e alla condivisione con il gruppo, è ciò che rende il rafting così speciale per me. Ogni rapida superata è una vittoria condivisa, e ogni risata a bordo è un promemoria che, anche nelle situazioni più difficili, non siamo mai soli.
Giuliano e il suo gruppo che affronta una cascata
Dopo l’intensità delle rapide più impegnative, il fiume ha iniziato a calmarsi. La corrente rallentava, le onde si riducevano, e il gommone scivolava dolcemente sull’acqua. Era come se il fiume stesso ci stesse concedendo una tregua, un momento per recuperare il fiato e godere del paesaggio. Abbiamo riposto le pagaie per qualche minuto, lasciandoci trasportare dalla corrente. Il sole splendeva alto, riscaldandoci dopo l’acqua fredda, e l’aria era carica dell’odore fresco e terroso del fiume. Intorno a noi, le pareti del canyon si allargavano, rivelando prati verdi e una natura rigogliosa. Era il momento perfetto per fermarsi e assaporare la pace dopo l’adrenalina.
Mentre ci rilassavamo, qualcuno ha iniziato a raccontare i momenti più emozionanti del percorso. Ridendo, ci siamo presi in giro per le manovre sbagliate, per i colpi di pagaia fuori tempo e per gli schizzi che ci avevano inzuppato da capo a piedi. Era un modo per rivivere l’esperienza e consolidare quel legame speciale che si crea solo nelle avventure condivise. La guida ci ha indicato il punto di arrivo in lontananza, e abbiamo ripreso a pagaiare con calma. Ogni colpo di pagaia era fluido e rilassato, un movimento automatico che ci permetteva di immergerci completamente nella bellezza del momento. Quando siamo arrivati a riva, stanchi ma sorridenti, tutti abbiamo sentito la stessa cosa: un misto di soddisfazione, gratitudine e voglia di tornare sul fiume.
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